L’istituzione scolastica, pur avendo conosciuto in questi ultimi anni un notevole fervore sperimentale, si è sempre configurata come un sistema autoreferenziale.
L’attenzione alle nuove esigenze degli studenti non manca, ma la scuola continua a porsi come il perno centrale di un sistema formativo intorno al quale sono ‘ gli altri’ a dover ruotare.
Una tale impostazione è stata fin qui sostenuta da una struttura amministrativa centrale che imponeva tempi, modi e contenuti
In questo contesto la realizzazione dell’Autonomia Scolastica è apparsa come un vero e proprio‘ detonatore’, costringendo le singole istituzioni scolastiche a rivedere il loro modo di essere e di rapportarsi con i protagonisti della realtà sociale nella quale operano: giovani, famiglie, operatori culturali, enti locali, aziende.
Nella scuola dell’autonomia il ‘referente’ principale non è tanto il Ministero con l’insieme di programmi e regole fin qui prevalenti su ogni altra considerazione, bensì il ‘cliente’.
Chi è il ‘cliente’ per l’istituzione scolastica?
Lo studente, innanzitutto, ma anche la famiglia, la società civile, l’economia locale, intesa quest’ultima come ambiente ‘di sbocco’ del risultato formativo.
Occorre comunque precisare che nella riorganizzazione del servizio scolastico ‘la attenzione al cliente’, che richiama la logica aziendale della ‘customer satisfaction’, non può assolutamente prescindere dalla ‘attenzione all’operatore interno’: il personale docente e non docente.
Un Sistema Qualità, inteso come modello organizzativo efficiente ed efficace, deve essere garanzia di qualità per i suoi utenti ma anche per i suoi stessi operatori.
Soprattutto un Sistema Qualità, opportunamente condiviso e giustamente applicato, non lede la libertà di insegnamento ma sviluppa un modo più significativo e gratificante di ‘fare scuola’.
Qualcuno crede ancora che la Qualità riguardi solo le aziende o che, peggio, corrisponda al bollino blu delle banane o al marchio ‘doc’ dei prodotti alimentari.
Per questo qualcuno, soprattutto se operatore del servizio scolastico, appare ovvio chiedersi: ma come si può fare entrare la scuola nella logica aziendalistica della Qualità e, quindi, che c’entro io con la Qualità?
“La scuola non è una fabbrica di scarpe o un’industria alimentare !” è la espressione indignata che più frequentemente si sente proferire nei corridoi al minimo cenno di Qualità.
“Che cosa può avere a che fare con la Qualità un docente, che è un formatore e non certo un produttore ?” è il dubbio che prende i meno ostili alla innovazione.
“Come si può fare Qualità nella scuola? ” è il problema di chi crede in una scuola capace di riorganizzarsi per meglio ascoltare le richieste dei propri clienti (o utenti): studenti, famiglie, operatori economici e culturali.